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La colonna vertebrale della mamma e del bambino. Alcune considerazioni su "babywearing" e fisiologia.

Cristina Valle, Osteopata DO MROI.

Fiorella Ferretti, Consulente del Portare ®. 

Marco Siccardi. MD, Hom, DOroi.

 

Introduzione

Perché portare il bambino in fascia? Certamente una scelta di amore e di contatto, ma anche un modo estremamente corretto per la colonna vertebrale sia del bimbo che della mamma.

Il “babywearing”, che significa “indossare il bambino”, deriva dalle culture tradizionali e in molti Paesi e Continenti, come Africa, Americhe, India e Asia, è una pratica naturale e antica che concilia l’accudimento con l’impegno del lavoro nei campi e in casa, permettendo alle donne di avere le mani libere senza per questo separarsi dai figli.

Per la nostra cultura è una scoperta relativamente recente che presenta molti vantaggi, fra i quali quello di rispettare la fisiologia della colonna vertebrale e quindi della postura della mamma e del bambino.

 

Ma come può la fascia oltre che comoda e rassicurante essere anche addirittura benefica per la schiena? Questo avviene perché il sistema di portare il bambino in fascia scarica il peso dalle spalle e lo distribuisce su tutta la colonna in maniera equilibrata e dalla colonna lo porta al sacro e infine lo scarica equamente agli arti inferiori.

 

 

 

Considerazioni sulle curve della colonna vertebrale.

Per la nostra cultura è una scoperta relativamente recente che presenta molti vantaggi, fra i quali quello di rispettare la fisiologia della colonna vertebrale e quindi della postura della mamma e del bambino.

Ma come può la fascia oltre che comoda e rassicurante essere anche addirittura benefica per la schiena? Questo avviene perché il sistema di portare il bambino in fascia scarica il peso dalle spalle e lo distribuisce su tutta la colonna in maniera equilibrata e dalla colonna lo porta al sacro e infine lo scarica equamente agli arti inferiori.

Portare un peso in maniera non equilibrata come ad esempio portare in braccio in modo non simmetrico o con marsupi non ergonomici che “trazionano” le spalle in avanti, può creare non pochi problemi alla nostra colonna vertebrale e alla pelvi. In particolare, la colonna vertebrale deve mantenere le giuste curvature e l’elasticità nei punti delicati di passaggio di curva.

Il collo e le cervicali alte sono le prime a subire gli effetti negativi e se sono affaticate da una trazione anteriore possono veder modificata la loro curvatura fisiologica.

ll tratto cervico-dorsale che con scapole, clavicola e prima costa è coinvolto nella irrorazione della ghiandola mammaria, non sarà felice di venire sollecitato da un peso che lo va a caricare ulteriormente.

Pensiamo poi alle dorsali alte che regolano il nostro sistema neurovegetativo, cardiopolmonare e tiroideo: affaticarle significa creare ulteriore stanchezza generale. Nel passaggio toraco-lombare e lombo-sacrale troviamo le inserzioni per il diaframma toracico e per il pavimento pelvico; se il peso è scaricato bene dalla colonna agli arti inferiori come avviene con il sistema di portare in fascia, non solo si assume una postura corretta ma anche i nostri diaframmi e organi sono liberi di lavorare e muoversi al meglio. In caso contrario, il peso si scarica anteriormente con un trazionamento verso il basso che “chiude” e piega in avanti il corpo, impedendo la circolazione e la circolazione venosa e linfatica.

Sentirsi bene, non soffrire di dolori di schiena e avere energia è molto importante sempre ma in modo particolare nel post parto quando si ha un bambino da accudire e il corpo si sta ancora ristabilendo da tutti quei cambiamenti che la gravidanza ha comportato.

Ovviamente il benessere nel post parto dipende molto oltre che dalla cura che si ha per se stesse, anche da come è andato il parto, la gravidanza e da come si stava prima della gravidanza.

Si sono diffuse alcune credenze riguardo al fatto che soffrire di un qualche disturbo sia “normale” e che occorre sopportare, mentre ricordiamoci che una gravidanza e un post parto fisiologici sono senza disturbi e fastidi.

Un mito da sfatare è quello che considera l’iperlordosi in gravidanza e nell’immediato post parto come normale, mentre gli ultimi studi compiuti a riguardo non hanno dimostrato nessuna modificazione delle curve della colonna vertebrale in gravidanza. Quando compare una iperlordosi lombare non è assolutamente fisiologica ma è un adattamento del corpo al disequilibrio pre-esistente; una reazione, insomma, che si manifesta in relazione al cambiamento di peso dell’utero e dei volumi delo spazio addomino-pelvico. Ciò può creare un mal di schiena che si può protrarre nel post parto e che causerà di conseguenza una ripresa più lenta e difficile.

Nel corso dell’esogestazione, ossia i 10 mesi lunari successivi al parto, madre e bambino vivono un periodo molto speciale in cui entrambi necessitano di un contatto molto stretto. In questo periodo se la mamma porta in fascia il bimbo riesce a soddisfare pienamente questo bisogno primitivo e naturale: è come se la donna avesse in un certo senso ancora il “pancione” e, dal punto di vista posturale non cambia una virgola nella fisiologia della sua colonna vertebrale. La fascia riesce anche, rispettando la fisiologia della colonna vertebrale, a evitare compressioni e a mantenere la corretta verticalità.

Se vi fosse una iperlordosi lombare che crea dolore, rigidità o se vi fossero altri fastidi si può ricorrere al trattamento osteopatico per eliminare, ad esempio, la compressione sull’asse longitudinale, ristabilendo l’armonia delle curve e dei passaggi di curva.

Un altro mito da sfatare è quello che i neonati hanno la colonna vertebrale senza curve e che esse si formino solo quando inizierà a camminare. In realtà, fino al 3° mese di vita fetale c’è una sola curva a concavità anteriore (a forma di “C”) ma già dall’inizio del secondo trimestre si formano la lordosi cervicale e l’angolo lombo-sacrale che alla nascita sono ben evidenti, mentre la curvatura dell’osso sacro non è ancora molto pronunciata. La curva lombosacrale, già evidenziabile al terzo trimestre di gestazione, progredirà dopo che il bimbo avrà imparato a camminare. Essa si produce proprio sia per fattori genetici, sia per permettere al corpo del bambino di portarsi in verticale a partire dai piedi e dalle estremità inferiori: a quel punto anche le curve sacrali e cervicali diventeranno più marcate. Quindi non è fisiologicamente corretto affermare che la schiena del neonato non presenta curvature sul piano sagittale, come dimostrato dalle immagini seguenti.

 

 

 

Figura 1. Evoluzione della colonna vertebrale nelle varie età: A) stadio embrionale. B) stadio fetale. C) stadio neonatale. D) stadio adulto.

 

(https://embryology.med.unsw.edu.au/embryology/index.php/Human_Embryology_and_Morphology_5)

 

 

 

 

Figura 2. Lordosi cervicale evidente alla 20^ settimana di età gestazionale, durante una fase fetale di sonno quieto.

(M. Siccardi: archivio ecografico personale).

 

Figura 3. Risonanza magnetica a 32 settimane di età gestazionale: in rosso le curve cervicale (in alto) e lombosacrale (in basso).

Choufani E, Jouve J-L, Pomero V, Adalian P, Chaumoitre K, Panuel M. Lumbosacral lordosis in fetal spine: genetic or mechanic parameter. European Spine Journal. 2009;18(9):1342-1348)

 

Conclusioni.

La schiena del neonato appare a forma di “C” perché il piccolo tende a mantenere una postura raccolta come quella che aveva nella pancia. Sebbene le sue curve siano già formate, esse non sono ancora pronte per affrontare il sostegno del peso di tutto il corpo. Il neonato ha una massa corporea differente rispetto al bambino dopo i 3 anni, in quanto il tessuto connettivo contiene una mggiore quantità di acqua e fluidi. Ne consegue un maggiore peso che ossa, tendini e muscoli in veloce crescita non possono portare e hanno quindi bisogno di venire supportati da un sostegno adeguato. Alcuni marsupi non ergonomici e a supporto rigido, così come navette e passeggini duri e indeformabili, non hanno la caratteristica di modellarsi sulle curve della colonna vertebrale.

La fascia invece permette al bambino fin da piccolissimo di assumere la corretta curvatura della colonna vertebrale mantenendo le anche del piccolo nella posizione “a ranocchio” . Partendo dalla posizione “a ranocchio” la fascia poi segue e si adatta allo sviluppo del bambino e alla sua crescita con le varie legature.

Se il bimbo ha le gambe a penzoloni come accade con certi marsupi, potrà incorrere in problemi come la displasia dell’anca e avere un’eccessiva tensione sulla colonna vertebrale.

La posizione con le gambe piegate e le ginocchia aperte, come era la postura che aveva nella pancia, è quella più corretta perché i femori sono ben centrati nelle loro articolazioni. Quando il bambino raggiunge i 2 anni e una maturità fisica più stabile ad esempio, le sue gambe assumeranno la posizione a “M” e potrà continuare in certe situazioni ad essere portato sulla schiena della mamma con una adeguata legatura.

È interessante notare anche che le madri che hanno avuto l’abitudine di portare in fascia i loro neonati e hanno proseguito nel tempo, adattando le legature e le posizioni alla crescita dei loro piccoli, non hanno avuto particolari problemi fisici nel portare bambini di 2 anni e oltre proprio perché la struttura corporea è rimasta allenata e si è abituata man mano.

E’ corretto dire quindi che la pratica del portare in fascia rispetta la corretta postura del bambino e della sua mamma ed è uno strumento che ben si concilia con il mantenimento della fisiologia del corpo e con il nutrimento amorevole del contatto fisico.

 

 

Bibliografia.

1) https://embryology.med.unsw.edu.au/embryology/index.php/Human_Embryology_and_Morphology_5

2) http://www.medicitalia.it/minforma/pediatria/1388-vantaggi-uso-fascia-neonato-lattante.html

3) http://www.neonatologiaroma.it/guide-33-marsupioterapia

4) Brown MB, Digby-Bowl CJ, Todd SD. Assessing Infant Carriage Systems: Ground Reaction Force Implications for Gait of the Caregiver Human Factors. 2018;60(2):160-171. doi:10.1177/0018720817744661.

5) Hunziker UA, Barr RG. Increased carrying reduces infant crying: a randomized controlled trial. Pediatrics. 1986 May;77(5):641-8.

6) Anisfeld E, Casper V, Nozyce M, Cunningham N. Does infant carrying promote attachment? An experimental study of the effects of increased physical contact on the development of attachment. Child Dev. 1990 Oct;61(5):1617-27.

7) Moore K1, Dumas GA, Reid JG. Postural changes associated with pregnancy and their relationship with low-back pain. Clin Biomech (Bristol, Avon). 1990 Aug;5(3):169-74. Doi: 10.1016/0268-0033(90)90020-7.

8) Okanishi N, Kito N, Akiyama M, Yamamoto M. Spinal curvature and characteristics of postural change in pregnant women. Acta Obstet Gynecol Scand. 2012 Jul;91(7):856-61. doi: 10.1111/j.1600-0412.2012.01400.x.

9) Choufani E, Jouve J-L, Pomero V, Adalian P, Chaumoitre K, Panuel M. Lumbosacral lordosis in fetal spine: genetic or mechanic parameter. European Spine Journal. 2009;18(9):1342-1348. doi:10.1007/s00586-009-1012-y.

 

Approfondimento sul Babywearing:

Scuola del Portare – Italian Babywearing School

 

scuoladelportare.it/